Da insofferente a gioioso in 2280 parole

Field Of White Crosses

La parola “insofferente” significa incapace di sopportare le situazioni della vita che non coincidono con la propria visione ideale.

Essere insofferenti è la condizione normale di chi non si sente a suo agio in un mondo ingiusto.

Si è insofferenti quando si è costretti a rimanere in contatto, anche solo temporaneamente, con persone che percepiamo capaci di minacciare la nostra serenità con i loro comportamenti e a volte anche solo con la sola presenza.

Si dimostra questa insofferenza manifestando un certo grado di fastidio sia con le parole che con atteggiamenti del corpo involontari. L’insofferenza nasce dalla lotta tra il cervello razionale che vorrebbe imporre un atteggiamento cordiale di cortesia ed il cervello limbico e l’amigdala che fiutano un pericolo, a livello emotivo ed istintivo, e vogliono correre ai ripari.

Se fosse un tuo capo a renderti insofferente, se fossero dei colleghi di lavoro, sicuramente la certezza di incontrarli tutti i giorni ti porterebbe in uno stato di malessere cronico che ha sempre due risvolti: puoi chiederti se sei tu quello sbagliato o se gli altri lo sono.

Dalla risposta che dai a questa domanda viene fuori il tuo destino.

Se pensi di essere tu quello sbagliato, la depressione arriverà nel tempo e ti troverai a combattere con crisi d’ansia e sensi di soffocamento da cui non potrai uscire senza un valido aiuto medico.

Se, al contrario, hai maturato la certezza che non sei tu la persona sbagliata nella relazione allora hai una chance per sopravvivere trasformando il problema (l’insofferenza), attraverso un progetto, nella più grande opportunità della tua vita.

Scoprire che cosa ci causa insofferenza può essere la più grande spinta motivazionale per conoscere meglio noi stessi e capire cosa veramente aspiriamo ad ottenere in questa vita.

Scoprire il perché siamo così diversi dagli altri, che fiutano la nostra originalità e la vivono come una minaccia, sarà sicuramente la cosa che ci permetterà di dare un senso pieno ad ogni minuto della nostra vita futura.

L’insofferenza è per le persone coraggiose quello che è un sintomo per una malattia: se non lo sottovaluti potrai utilizzarlo per debellarla e fortificare il tuo corpo per il futuro.

Per prima cosa occorre quindi conoscere le varie forme di violenza che vengono messe in atto contro di te anche in forme diversa dalla violenza fisica.

Sul posto di lavoro, ad esempio, una forma di violenza è escludere qualcuno da attività comuni oppure non rivolgergli la parola. Quasi nessuna azienda ha sviluppato un protocollo per la felicità dei dipendenti, protocollo che aumenterebbe sicuramente la produttività a costi bassissimi.

Ci sono forme di violenza che non siamo stati abituati a catalogare come tali. Ad esempio, quando qualcuno usa l’ironia per metterci a disagio o quando il suo linguaggio non verbale (i sorrisetti, le occhiatine) ci comunica cosa pensa di noi.

Si deve riconoscere la violenza in ogni interazione o mancanza di interazione intenzionale che ci procura un forte disagio.

Quindi è proprio dal disagio che occorre partire per aggredire immediatamente la situazione ed esplicitare tutto ciò che di negativo stiamo vivendo.

Ricordiamo sempre che i nostri tre cervelli devono lavorare sempre all’unisono se siamo alla ricerca continua della felicità.

Ecco quindi l’APPO da utilizzare per passare da insofferente a gioioso nel più breve tempo possibile.


Algoritmo 


1) Riconoscere il fatto preciso che causa il disagio.

Può essere un tono verbale, una telefonata inopportuna, una richiesta fuori mansionario, il riconoscere la mancanza di una competenza ingiustificabile o qualsiasi altro comportamento dell’altro che anche non intenzionalmente ci irrigidisce. Ricordiamo che gran parte della popolazione terrestre è frustrata e non vede l’ora di spalare m***a sui propri simili solo per liberarsi dalle personali oppressioni. Pensiamo a tutti quegli uomini che vivevano una vita misera e meschina e che si recavano al Colosseo per consolarsi vedendo persone con disgrazie ancora peggiori che si uccidevano a vicenda. Pensiamo davvero di esserci evoluti tanto se volgiamo l’attenzione alle stragi nelle scuole in America? Siamo circondati da gente insoddisfatta che non può tollerare che vi siano persone felici sulla terra. Non ci credi? https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/uccise-i-fidanzati-perch%C3%A9-felici-ergastolo-al-killer-di-lecce/ar-AAYaBD4 Per scelta allontaniamo quelli che palesemente ci mostrano la loro invidia ma, ovviamente, non possiamo allontanare coloro con cui siamo costretti a collaborare.

Una delle forme di stupidità che mi portava maggiore insofferenza era quella legata alla superstizione di persone mediamente istruite. Non riuscivo a tollerare i superstiziosi e tutti coloro che ancora si affidano a teorie esoteriche alla Wanna Marchi.

Ovviamente sono per la libera scelta, quando non causa danni ad altri, ma la chiusura mentale di chi rifiuta prove scientifiche è per me un gran limite e mette sempre alla prova i miei nervi.

Interagire con un superstizioso è difficilissimo perché non puoi mai immaginare come colga il senso delle tue parole.  Se ti fanno sentire a disagio perché hai detto o fatto, secondo loro, qualcosa di sbagliato allora devi intervenire subito passando al punto 2.


2) Puoi evitare di avere interazioni future con quella persona?

Se la risposta è si, allora hai già la soluzione al tuo problema e puoi procedere spedito verso il punto 7.

Se la risposta è no, allora devi comprendere in quali rapporti di forza si gioca il vostro rapporto. Occorre capire chi ha il famoso coltello dalla parte del manico.

Se fosse il tuo capo, ad esempio, la persona superstiziosa ed il tuo licenziamento dipendesse da lui allora devi valutare bene se esternare le tue perplessità, prima di cercarti un altro lavoro.

Se non puoi evitare situazioni con persone che ti rendono insofferente allora devi costruire il percorso che ti porta ad una migliore convivenza fino al momento della tua futura indipendenza.

Non dovremmo mai essere costretti a vivere con persone per noi spiacevoli ma ogni situazione ideale si costruisce a partire dalle situazioni reali e migliorandone un po’ alla volta tutti gli aspetti.


3) Studia i momenti di interazione obbligati.


Immagina di essere uno scienziato che sta analizzando in un laboratorio due topi che si contendono un pezzo di formaggio.

Tu sei sia lo scienziato, sia il topo A.

Il tuo antagonista è il topo B.

Quando il topo A entra in collisione con il topo B, cosa succede?

Prendi un quaderno e comincia ad appuntare tutti i momenti in cui provi disagio per costruire uno schema evolutivo.

Le situazioni sono quasi sempre simili e sarà facile individuare un pattern comportamentale su cui puoi agire come credi.

Prova diverse strategie fino ad individuare quella che per te funziona meglio. Se è vero che non puoi evitare tutte le situazioni, sicuramente puoi gestire il tuo comportamento quando riconosci lo schema tipico del problema.

Esempio. Se il tuo capo è solito mandarti dei messaggi WhatsApp poco chiari per poi farti delle lavate di testa perché non li hai capiti… elimina WhatsApp e passa ad un telefono di vecchia generazione. Se non puoi usare questa soluzione estrema allora confeziona delle risposte/domande che ti mettano al riparo da suoi futuri rimproveri. E’ finita l’epoca del dipendente zerbino che deve essere maltrattato da chi lo sovrasta gerarchicamente.


4) Analizza gli schemi di interazione nuovi che si creano dopo il tuo intervento strategico.

Se hai imparato ad analizzare ogni momento di disagio e se hai descritto le situazioni ricorrenti in cui provi malessere. Se hai creato delle risposte studiate a prevenire il problema ed a correggerne gli attacchi futuri allora devi analizzare quanto questi funzionino nella realtà.

Potresti trovarti in una situazione tale per cui nessuna strategia attuata funziona oppure potresti aver notato un cambiamento radicale della persona con cui interagisci.

Sarai sempre e solo tu a dover valutare quanto ha funzionato il tuo diverso atteggiamento.

Quanto è stato percepito e di quanto si è alleviato il tuo malessere.

Se non hai risolto il problema torna al punto 3 e ripeti la procedura, altrimenti passa al punto 5.


5) Aumenta la tua resistenza alle intemperie


Le azioni degli altri esseri umani sono per noi quello che sono le intemperie per una casa: quasi mai sono piacevoli ma non è detto che ne dobbiamo subire tutti gli effetti nefasti.

Più siamo centrati nella nostra vita interiore maggiore sarà la nostra imperturbabilità.

Con la pratica meditativa e con lo sport possiamo abbassare le vibrazioni negative che gli altri ci trasmettono. Ripetiamolo, gli infelici ci vogliono infelici come loro.

Per avere un sorriso smagliante il Dalai Lama è solito fare più di cinque ore di meditazione al giorno. Tutti noi abbiamo dentro uno spirito guerriero che ha voglia di menar le mani. Chi ha il controllo su di se è più forte di chiunque abbia solo il controllo sugli altri.

Meditazione e sport sono fondamentali per gestire le emozioni negative che arrivano dalle interazioni sgradevoli ma non sono le nostre uniche armi.

Possiamo, ad esempio, spostare il nostro focus sulle tante cose belle che la vita ci ha regalato. Ovviamente questa abitudine alla gratitudine non è facile apprenderla quando i nostri nervi sono scoperti. Se abbiamo da poco ricevuto quella che noi crediamo sia un’offesa è molto più naturale e facile meditare vendetta che pensare a tutta la bellezza del creato che sperimentiamo, appena smettiamo di pensare al problema.

L’amigdala focalizza la nostra attenzione sull’evento destabilizzante e manda chiari segnali di pericolo che la nostra parte razionale e limbica faticano ad ignorare.

Ma quando parliamo di abitudini parliamo di azioni che vanno ripetute nel tempo ad intervalli regolari.

Quindi è bene fissare almeno due intervalli di tempo, la mattina ed il pomeriggio, nei quali procedere alla routine della gratitudine.

Per cosa sei grato?

Per cosa saresti grato se la tua mente non fosse offuscata dal veleno della rabbia?

Sei consapevole che hai vissuto esperienze uniche  che non sono assolutamente scontate?

Sei consapevole dell’infinito campo delle possibilità che ti si apre davanti se smetti di guardare nella direzione dell’odio?

Sei grato per la tua capacità di esercitare il libero arbitrio e di non essere schiavo delle pulsioni ancestrali dell’animale primitivo che vive in te?

Sei in grado di capire che la pace è la condizione base per la felicità e che devi essere tu a darti pace, senza aspettarti nulla dall’esterno?

La vita è un meraviglioso percorso ad ostacoli.

La nostra reazione agli individui ignoranti che incontriamo definisce chi siamo. In passato magari abbiamo reagito con la legge del taglione ma ora possiamo notare che abbiamo ricevuto il dono del respiro e della vita e, a meno che questa non sia in pericolo, dobbiamo essere magnanimi come il nostro creatore. 

Giudichiamo con l’amigdala se siamo in pericolo di vita oppure no e poi smettiamo di giudicare. 

Ogni altro essere vivente o è in uno stato di consapevolezza (e non nuocerà gli altri) oppure non ha raggiunto l’illuminazione e la sua ignoranza sarà la causa delle sue e delle tue sofferenze future.

Ascolta un brano di musica classica mentre ripeti a te stesso che 1440 minuti non possono essere sprecati costruendo trappole d’odio nelle quali inevitabilmente ricadremo anche noi.

Impariamo a vivere nel qui ed ora con la capacità unica ed irripetibile di far vibrare la nostra anima con le note alte della condivisione di pensieri positivi e carichi di ottimismo anche per gli odiatori seriali.

Chi odia, chi non studia, chi non migliora ogni giorno forse ha delle colpe gravi ma non siamo noi a dover giudicare. Noi dobbiamo pensare a migliorare il mondo. Rendendo innocui i cattivi che incontriamo, ovviamente, ma facendo in modo che il nostro animo non sia contagiato dal veleno che abita in loro.

L’intelligenza vince sempre sulla forza bruta e lo dimostra la nostra evoluzione. Ora deve essere l’intelligenza del cuore a riconoscere l’ignoranza altrui come il male inevitabile dell’universo.

Al mondo servono i cattivi. La cattiveria è parte del bagaglio primitivo per la sopravvivenza. Se non ci fossero i cattivi vivremmo in un paradiso terrestre ma non avremmo nemmeno la consapevolezza di dover essere noi a scegliere tra il bene ed il male.

Per  concludere il discorso sull’insofferenza… usiamola a nostro vantaggio. Riconosciamo che possiamo affinare le nostre doti umane superiori fino ad arrivare un giorno a poter sorridere di fronte a situazioni che prima ci facevano digrignare i denti.

La vita è troppo breve per non poterci applicare nel passo numero 6.


6) Spendi tutto il tempo che puoi come forza per il bene.


Da quando ci alziamo a quando andiamo a letto abbiamo una scelta da compiere, minuto per minuto, della nostra vita.

Vogliamo prendere o vogliamo donare?

A volte siamo costretti a prendere, per sopravvivere, ma se ogni volta che possiamo farlo ci sforziamo di donare qualcosa agli altri allora saremo davvero le persone più ricche al mondo.

Si può donare in tanti modi: facendo bene il proprio studio/lavoro, facendo volontariato, spiegando a chi lo desidera come applicare il metodo APPO…

Solo noi possiamo decidere se le nostre energie devono costruire qualcosa o distruggere.

Le parole di chi ci rende insofferente tentano di distruggere la parte migliore che è in noi ma siamo sempre noi a decidere se permetterglielo oppure no.Chi è impegnato a fare il bene non può contemporaneamente fare il male. Per questo terminiamo con il punto 7.


7)  Divulga gratuitamente il metodo APPO e non dimenticare di spiegare il bene che ha apportato alla tua vita.


Il metodo APPO miglioramento.com/appo sarà gratuito per sempre. Consiste in una routine mattutina volta a centrare le attività giornaliere a vantaggio di chi la compie. Chi trova benefici da questo metodo può impegnarsi nella sua diffusione rispettando i termini della licenza che lo accompagna. Sul sito ufficiale ci sarà sempre l’ultima versione e questo link dovrebbe comparire in ogni versione stampata o divulgata diversamente attraverso il web.

Smettiamo di maledire i problemi.

Sono gli ostacoli che ci danno la forza di scavalcarli e di renderci migliori ogni giorno di più.


Marco “Orange Kiko” Costanzo