Questo mio dire
è svuotare l’imperdonabile
dalle sue asprezze atroci.
È liberare aquiloni
appesi al filo
di vane frenesie.
È rimorchiare il corpo pesto
del sole
dalla sua cella d’isolamento.
È giurare fedeltà
alla mia follia incubata
che il racconto della storia troppo indugia.
È cardare il tempo impuro
dei forse
invisibili ragnatele iridescenti.
È erodere il terrore
della rinascita
perché fine non sia l’ultima parola.
È slacciare un sogno
di tenerezza
in fuga per l’Altrove.
Controvento.
Maria Teresa Bari