Pensavo alle vite sfacciatamente guaste: per un incidente, per un lutto, per un cancro, per un amore che non arriva o che se n’è andato. Pensavo alle vite sfacciatamente guaste di chi ha sempre l’umore contrario, la vita di chi è contrario a se stesso e stupidamente viene considerato egoista, la vita degli stranieri dentro il proprio corpo, quelli che ogni cosa che fanno avrebbero dovuto farne un’altra, quelli che quando non hanno niente di terribile da affrontare si annoiano terribilmente. Penso a queste vite e penso che in tanti pezzettini c’è anche la mia. Penso a chi ha archiviato il futuro, a chi ha perso la speranza perché la speranza è come una nuvola nell’armadio: non ci sono grucce dove appenderla.
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