Tre adolescenti decidono di trascorrere insieme il tempo sospeso del Lockdown e di realizzare uno spettacolo teatrale. Forse coltivano l’ambizione di diventare attori provetti, forse no. Ciò che conta è di “fronteggiare il disastro” riappropriandosi della risorsa dell’immaginazione , in modo da rimanere agganciati alla realtà, abbattendo le pareti della clausura forzata che restringe di giorno in giorno il tempo e lo spazio fisico, convertendo il vuoto in una forma resistente di speranza e di amore. In fondo, – come afferma la ragazza Carla nella scena iniziale – “non è di questo che abbiamo bisogno?? … Di qualcosa che ci faccia uscire dalle prigioni che ci siamo costruiti intorno?”. Ed ecco che tra un incontro e uno scontro, un litigio e una riappacificazione, i tre ragazzi sviluppano idee e scenari, alternano entusiasmi e dubbi, provano e riprovano le trame del loro spettacolo che diventa un’occasione importante di esperienza e di crescita. I personaggi dei libri studiati a scuola ( Hamlet), i beniamini dei film e delle serie tv predilette (Marylin; Rocco Schiavone) prendono forma sulla scena improvvisata di una cantina o di un cortile e parlano, amano e soffrono, mischiando la loro voce a quella dei tre ragazzi e degli altri amici che si uniscono a loro.. I testi di canzone (Crudelia; I will survive) ricordati a memoria a furia di essere ricantati e rivissuti forniscono spunti e ispirazioni fulminanti per ridare a quelle ore insensate un significato e un valore da custodire e condividere. Il teatro , nel gioco serio e impegnativo in cui i ragazzi spendono ogni sforzo ed energia, torna ad essere un rito vitale e originario: non semplice messa in scena, compito da svolgere, ma viaggio alla riscoperta di un altrove in cui ritrovare l’essenza e il senso della vita e di se stessi. “Conversazioni private” ( è questo il titolo, provvisorio dello spettacolo) è il work in progress di un Laboratorio teatrale che sta coinvolgendo da alcune settimane alcuni docenti e allievi (pauci sed sempre immites) del Liceo Scientifico “Pisacane” di Padula nell’ambito di una vasta e ricca offerta di progetti formativi proposta come ogni anno dall’Istituto.
Il viaggio è iniziato, la meta ancora lontana e indefinita. Ci basta nel frattempo avere chiaro in noi lo scopo, che è quello di pensare e allestire insieme un’opera comune, da costruire di giorno in giorno con il contributo , i dubbi e l’entusiasmo di tutti. Qualcuno porta i suoi testi, qualcun altro i suoi disegni, qualcun altro la sua chitarra o il suo sassofono per riascoltare in compagnia degli altri la melodia che sta accompagnando questo momento della sua vita. Altri semplicemente portano la loro presenza, l’ascolto e l’attenzione, senza le quali il Teatro e qualsiasi altra esperienza o avvenimento umano non avrebbe ragione di essere. (Sarebbe pensabile, persino in questa Civiltà svuotata, un Teatro senza spettatori? una Scuola senza partecipazione? uno studio senza desiderio?) Partendo dunque dalla progettazione, seguendo tappe di lavoro programmato, e coinvolgendo in una prospettiva interdisciplinare numerosi argomenti e problematiche delle materie di studio, il Laboratorio di Teatro ambisce, piuttosto che a formare una nuova leva di interpreti in stile Actor’s Studio, a trasmettere stimoli ed esperienze che abbiano una valenza educativa e contribuiscano alla formazione globale dell’alunno (e futuro cittadino, responsabile e consapevole). educandolo nella acquisizione di linguaggi anche non verbali e consolidando le abilità e competenze legate all’esperienza scolastica; contribuendo alla scoperta e valorizzazione di capacità creative, espressive e motorie che tutti abbiamo in noi ma che abbiamo finora trascurato (o piuttosto ignoriamo di averle…); favorendo la socializzazione e la capacità di collaborazione del singolo nel gruppo , l’acquisizione in ognuno di una maggio sicurezza e controllo della propria emotività; e soprattutto sviluppare, senza paura, un percorso di conoscenza, in primo luogo di sé e della propria autostima. Potrebbe essere , alla fine, soltanto un gioco. E perché no? Purchè il gioco contribuisca con le sue regole ludiche e mimetiche a consolidare le regole della Scuola, della Società, della vita, meglio ancora se queste regole non sono imposte dall’alto, ma originano e si consolidano mediante scelte condivise e accettate dal gruppo che gioca e divertendosi accetta la sfida educativa, incalcolabile e affascinante, ma pur sempre ineludibile, di imparare e di crescere. (AN)