Ho finito ieri di leggere il libro “La strategia del terrone” e devo dire che questo per me è un libro realmente motivazionale. Come disclaimer dico immediatamente che sono legato all’autore da un vincolo di amicizia fraterna ma questo non influisce sul mio giudizio sul libro.
Narra la vita di un giovane adulto italiano, di provincia, della provincia più lontana dal mondo in corsa che tutti possiamo sperimentare quotidianamente e che forse non è dissimile da molte altre periferie del mondo dipinto sui social e nelle pubblicità televisive.
Senza spoilerare troppo, la vita di questo ragazzo è un monito a non buttare alle ortiche quella vita che, con maestria insuperata, Guccini chiama “quel poco che a vivere ci è dato… che è un’equazione senza risultato”.
Ed è proprio così. Se ci lasciamo vivere, se non imprimiamo alla vita il nostro passo, rischiamo davvero di terminare con un punto di domanda e con quei tanti sensi di fallimento che riusciamo ad evitare se ogni mattina ci mettiamo all’opera, se “scegliamo” di costruire il nostro destino con giudizio e determinazione. La pigrizia non è sempre un male, assolutamente. Ci sono situazioni in cui la non-azione è migliore dell’azione ma, in generale, la vita è fatta di sabbie mobili che ci spingono verso una infelicità difficilmente recuperabile se non si fornisce una forma di controllo alla nostra quotidianità.
Ieri ho anche avuto la fortuna di ascoltare una metafora di una potenza accecante.
La settimana è fatta di (24×7) 168 ore. Tolte le ore che passiamo a dormire, 56, le altre 112 ore rappresentano le fiches che possiamo giocare nel casinò della vita. Molti di noi non si avvicinano proprio al tavolo da gioco e preferiscono buttare le opportunità nel cesso perché non hanno contezza del tempo limitato che abbiamo.
L’unico modo per investire bene queste “ore regalate” è farlo nello studio, nella lettura, nell’ apprendere ogni giorno cose nuove. Nelle attività ludiche come il sesso e la droga il rendimento futuro è pari a zero o negativo. Alessandro “spreca” le sue fiches più di quanto abbia fatto il padre al Casinò ma non se ne accorge, esattamente come tanti di noi.
Se Alessandro fosse una canzone sarebbe il capolavoro dei Pink Floyd, Time. Alessandro ha “perso lo sparo d’avvio della sua corsa”. Il suo strazio è come l’assolo della chitarra di David Gilmour mentre Myriam, la compagna-noncompagna è persa per la falsa razionalità che crede di avere. La sua incapacità d’amare mi riporta alle note struggenti di un altro capolavoro della band inglese, wish you where here, una delle più belle canzoni mai scritte. “Siamo solo due anime perse che nuotano in una boccia per pesci rossi” con la realtà deformata dai nostri punti ciechi.
Leggere questo libro mi ha fornito uno spunto reale per capire quanto siamo noi a poter rendere misere le nostre vite con i nostri comportamenti, le abitudini sedimentate da tempo e l’incapacità appresa di fare propri i problemi del mondo fino ad arrivare ad annullare anche la capacità di affrontare i propri.
Quante volte nella vita siamo stati e saremo noi come Alessandro, capaci di pensare solo all’oggi come un “buco da riempire” per dirla ancora con Guccini. Forse solo dopo aver letto il libro capiremo che è proprio il nostro ottimismo o il nostro pessimismo a forgiare la nostra vittoria sull’ora che passa! Il protagonista della strategia del terrone però una cosa l’aveva capita davvero bene: nelle relazioni bisogna conoscere la psicologia spicciola. Senza basi teoriche e pratiche i comportamenti degli altri ci sembreranno sempre irrazionali quando invece una loro razionalità di fondo è sempre presente. Le paure che guidano le nostre “non scelte” sono da comprendere così come possiamo arrivare a comprendere che tutte le nostre delusioni sono frutto di metodi e strategie inefficaci e che sembrano ineluttabili. Ma tutto è modificabile per chi ha fede in un obiettivo più grande di se stesso.
Quello che questo libro mi viene a ricordare è che sono io al timone della mia barca ogni santissimo giorno e che devo superare le mie personali colonne d’Ercole per non dire, a molti o pochi anni da ora, ho visto la vita da una torretta di salvataggio.
Grazia Alessandro per il dono che mi hai fatto. Grazie Gianfranco per avermi fatto vedere con i tuoi occhi le strade del magico Cilento che tornerà a splendere grazie al nostro ottimismo. La pandemia non può essere una cosa tanto negativa se ha permesso a te di costruire questo “binocolo” di parole ed a noi di trovare il tempo per leggerlo e rimetterci in moto… con la voglia di non sprecare nemmeno un minuto della nostra piccola vita e del nostro grande cuore, citando Tonino Carotone 🙂