I tifosi violenti inglesi e le nostre responsabilità come esseri umani

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La partita di calcio di ieri sera mi ha ricordato l’importanza che ha per gli esseri umani il mesencefalo e l’amigdala.

Lacrime di commozione negli occhi degli adulti si vedono realmente in rare occasioni in pubblico.

Lo sguardo degli sconfitti è una cartina geografica in cui andare a riconoscere le regioni del dolore, della vergogna, del senso di colpa. 

Le lacrime di gioia dei vincitori raccontano del flusso emotivo che irrompe ed esonda gli argini del contegno sociale.

Non ci si vergogna più di sembrare deboli, perché noi associamo sempre il pianto erroneamente alla debolezza.

I calci ed i pugno dei tifosi ubriachi mi ricordano di quanto poco ci siamo evoluti dalle bestie da cui discendiamo.

Questi energumeni, che non conoscono parole a sufficienza per incanalare le proprie emozioni e senza quel minimo di crescita interiore che ci si apetta da persone adulte, dimostrano che l’uomo medio non riesce a fare buon uso della propria libertà e che le pulsioni primitive negative fanno ancora parte del bagaglio umano e che vengono incanalate male.

Certo, la partita non è altro che una guerra stilizzata e privata dell’elemento cruento ma occorre fortemente riflettere sui danni che derivano dalla mancanza di una cultura del rispetto dell’altro.

Le scuole di ogni ordine e grado non sembrano contribuire all’accrescimento della capacità di comprensione dell’aspetto emotivo e istintivo della vita.

Gli stadi sono le perfette valvole di sfogo di persone che forse non sanno nemmeno di avere una parte ‘oscura’ e omicida al proprio interno. Persone che non riescono a dialogare con la propria parte sbagliata che rimane repressa fino a quando non si manifesta in contesti in cui, secondo loro, è legittimo mostrarla.

Finalmente ho trovato il mio ikigai nella formazione di una nuova cultura della comprensione delle emozioni. 

Nasciamo tutti senza libretto di istruzioni ma molti si approfittano di questo fatto e nemmeno si sforzano di cercarlo. L’incapacità di comprendere se stessi diventa condanna prima per il nostro destino (ci può mettere nei guai) e poi gli altri che, dovendo fare i conti con la nostra rabbia, possono covare sentimenti di vendetta e di odio.

Le emozioni negative, al pari di quelle positive, hanno una eco che si riverbera nel tempo e può causare infelicita facilmente evitabili.

Orange Kiko