Da 160 anni si continua a parlare dell’unità d’Italia come il risultato della spedizione dei Mille condotta da Garibaldi nel Regno delle Due Sicilie. Ma fu proprio così? Quanta parte ebbero Cavour, Vittorio Emanuele II e Napoleone III nella riuscita dell’impresa? Quanta verità c’è nel cosiddetto Risorgimento italiano?
Garibaldi, un eroe interamente costruito dalla stampa, è passato alla storia come l’uomo dei miracoli, come l’eroe invitto, un dio venuto sulla terra a liberare il popolo oppresso dalla tirannia del Borbone. Ma è la verità? Ferdinando II fu davvero un tiranno o lo era soltanto per coloro che miravano a distruggere la monarchia assoluta per impossessarsi dello Stato?
Pur di distruggere il Borbone, i rivoluzionari si diedero al Piemonte, al Re galantuomo che del galantuomo aveva solo il nome. In generale, se si esclude un gruppo di persone istruite, perlopiù avvocati che pretendevano di rappresentare il popolo ma che usavano come sgabello per raggiungere i propri obiettivi, il popolo napolitano era contento del suo re.
Ma si dirà: E la Costituzione? A quel tempo la Costituzione era reclamata non dal popolo comune che si sentiva protetto dal suo Re, ma da chi voleva farsene scudo per poter agire liberamente e distruggere la monarchia assoluta, la tradizione e la Chiesa cattolica: politici e neo borghesi desiderosi di non essere ostacolati nell’attività politica ed economica progettata.
La spedizione dei Mille non ha mai convinto nessuno né tanto meno l’autore di questo libro che ha inteso rispondere a due interrogativi: come Garibaldi riuscì a sbarcare a Marsala, a conquistare Palermo e la Sicilia? Vittorio Emanuele portò al popolo napolitano e siciliano la ricchezza e la libertà che i Borbone, secondo i liberali, non avevano saputo dargli?
Seguendo un ordine cronologico, il lettore è indotto a seguire l’impresa dell’eroe dalla partenza da Quarto a Marsala, da Marsala alla conquista di Palermo, dalla battaglia di Milazzo allo sbarco in Calabria, dalla presa di Reggio all’arrivo a Napoli il 7 settembre 1860 e a scoprire, attraverso la testimonianza di coloro che furono attori e spettatori della rivoluzione, alcune verità nascoste che dissolvono in parte quell’aureola divina e di invincibilità acquistata da Garibaldi, un uomo che se pur coraggioso e audace si dimostrò di fatto un incapace in campo militare e amministrativo.
Dopo aver conosciuto e giudicato le cause che portarono nel 1860 alla distruzione dell’antico Regno delle Due Sicilie (fondato nel 1130) e lo sprofondarono in una guerra civile decennale, detta brigantaggio, il lettore cambierà idea sul romantico Risorgimento italiano.
Vincenzo Giannone