Prof Università Siena elogia Hitler. Il rettore (dopo le polemiche) annuncia provvedimenti.
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Occorre ricordare
Il negazionismo dell’Olocausto è una corrente di pensiero antistorica e antiscientifica[1] il cui principale assunto è la negazione della veridicità dell’Olocausto[2], ossia del genocidio degli ebrei da parte della Germania nazista. Questa teorizzazione, attraverso l’uso spregiudicato e ideologizzato di uno scetticismo storiografico portato all’estremo, nega una serie di eventi connessi al fascismo e al nazismo[1]; secondo questa teoria, l’Olocausto stesso sarebbe un’enorme finzione, funzionale alla demonizzazione della Germania, alle politiche sotterraneamente perseguite dai circoli ebraici mondiali e alla creazione e difesa dello Stato d’Israele[3].
I sostenitori di queste tesi si descrivono come persone che pretendono prove[4] e come “storici revisionisti” interessati a rivedere gli studi attuali, che essi definiscono in diversi modi, quali “olocaustomania“[5], “menzogna olocaustica“[6], “sacra vulgata olocaustica“[7]. L’uso del termine “revisionismo” anziché “negazionismo” è contestato dalla comunità scientifica, che vi vede un tentativo di occultare dietro un termine dal legittimo uso accademico (revisionismo storiografico) un’operazione di minimizzazione e negazione di fatti acquisiti. Sono state quindi coniate espressioni che fanno invece leva sulla parola “negazione”, rilevando come lo scopo sia unicamente quello di “negare” la veridicità storica della Shoah[8].
In alcuni paesi (Austria, Francia, Germania e Belgio) la negazione dell’Olocausto è configurata come illecito, mentre in altri (Israele, Portogallo e Spagna) è punita la negazione di qualsiasi genocidio. Norme antinegazioniste sono state introdotte anche nell’ordinamento dei seguenti stati: Nuova Zelanda, Svezia, Australia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Lituania, Polonia, Italia (dove è previsto dal 2016 come aggravante del reato di propaganda di odio razziale ma non come fattispecie a sé[9]) e Romania[10]. In genere è prevista come pena la reclusione, che in alcuni paesi può arrivare sino a dieci anni[11]. Nel 2007 le Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione degli Stati Uniti che “condanna senza riserve qualsiasi diniego dell’Olocausto e sollecita tutti i membri a respingerlo, che sia parziale o totale, e a respingere iniziative in senso contrario“[12][13]. I negazionisti considerano queste leggi come un mezzo di limitare la libertà di parola e una difesa degli storici “olocaustici”, con la forza della legge[14].
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