PETROLIO, L’ORO NERO CHE SEMINA MORTE – Il libro a cura di Aldo Ferrara

Petroliocopdefinitiva

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8 milioni nel mondo! Tanti i decessi, ogni anno, per i cambiamenti climatici. E sono stimati per difetto. A cosa attribuire infatti l’aumento della morbosità della malaria per effetto dello spostamento negli emisferi subtropicali dell’Anopheles? Come dimostrare che aumenta la mortalità degli anziani per gli effetti dovuti all’estremizzazione del clima? Estremizzazione non tropicalizzazione come i media erroneamente affermano. Come spiegare che la mortalità italianaper Ca polmonare, oggi attestata a circa 90 casi ogni 100 mila abitanti, nel primo dopoguerra (1951), era di soli 7 casi /100 mila? Sono e saranno sempre di più queste le conseguenze della vita basata sul petrolio? La politica anticipata dal Presidente americano Donald Trump, fervente fautore di un’economia basata interamente sul petrolio, con un Segretario di Stato, Rex Tillerson,
potentissimo CEO della Exxon, sarà drammatica, sotto questo aspetto? La risposta è un vigoroso SI.
Inquinamento e cambiamenti climatici stanno modificando la geofisica planetaria e ci costano un’enormità in termini di malattie e dissesto territoriale.
Se la dominante del XX secolo è stata la dipendenza dai derivati del petrolio, impiegati in ogni attività umana da quelle industriali alle domestiche e quotidiane, nel XXI il teorema post-capitalistico è un altro: maggiori sono i consumi, maggiore è la potenza contrattuale. Così l’oro nero ridisegna i confini della geopolitica, diventa sempre più foriero di guerre, malattie da inquinamento, causa di forti sperequazioni, generatore da una parte di grandissime ricchezze, dall’altra di sconfinate povertà.

Di questi argomenti tratta il volume “La vita al tempo del petrolio” promosso dall’European Research Group on Automotive Medicine (ERGAM) e di prossima pubblicazione a cura della Casa editrice Agorà & Co di Lugano, nella Collana di Testi e Saggi di ERGAM.
Nella Prima Parte del Volume lo scenario sviluppato è il drammatico cambiamento climatico per l’uso irrazionale di fossili. La Conferenza di Parigi (COP21) ha prodotto una risoluzione che il mondo civile aspettava ma difficile da realizzare perché gli interessi nel settore petrolifero sono duri a morire. Un mondo consapevole spera ancora che le energie alternative, finora utilizzate in percentuali irrisorie, entrino definitivamente nei nostri stili di vita, dedicando maggiore attenzione alla prevenzione delle patologie da gas tossici. Dunque si muore di petrolio perché produce gas tossici o venefici ma anche perché scatena le guerre.
Da Rockefeller all’Eurasia è passato poco più di un secolo ma mai come adesso tutto sembra cambiare. Si può dire che ad ogni cambiamento epocale del XX e dell’inizio XXI secolo ha coinciso o forse determinato un panorama petrolifero diverso, sia in tema di estrazione sia di trasferimento.
Nella Seconda Parte, il protagonista è lo scacchiere dell’Eurasia, area di scambi petroliferi sempre intensi. Una vasta regione composta da cinque Stati, i cosidetti “cinque Stan” al centro di un cambiamento geopolitico epocale.
Guerra guerreggiata come stiamo osservando dalle cronache. Il contesto è l’attuale scacchiere del MO, squassato dalla guerra che si consuma nel Nord Iraq e che ha superato per dinamiche e gravità la sempiterna contesa israelo-palestinese. Questa guerra asimmetrica, difficile da comprendere quanto ad agonisti ed antagonisti, si consuma dal 1990 su un territorio cruciale per il trasferimento di oil e gas verso Occidente. Area un tempo OPEC, ma ora con un tourbillon di rapporti (Iran, Turchia, Russia e USA). In mezzo l’ISIS. Ed inoltre guerra, anche quella pesantissima, economico-finanziaria. Dopo il culmen del 2010-13, la crisi asiatica ha ridotto la domanda di greggio e per ultimo concomita l’estrazione USA di shale oil. Il percepito collettivo si pone da tempo immemorabile una domanda: perché il prezzo dei carburanti non scende malgrado il calo del petrolio a 30 $ (gennaio 2016)? Risposta: Il gravame fiscale sui carburanti ed il profitto nell’ambito della filiera. Tassazioni visibili ed invisibili
perché in Italia tutto può cambiare ma non il balletto delle accise.
Non solo ma di recente (aprile 2017) “l’Espresso”, con le in chieste di Paolo Biondani e Leo Sisti mette in evidenza una ragnatela di interessi sul gasdotto TAP-TANAP da parte della famiglia del presidente turco, Erdogan e quelli della famiglia del dittatore dell’Azerbaijan, Aliyev dietro un colossale business da 45 miliardi di dollari finanziato da gruppi di banche pubbliche (BEI, BRS, etc.). Un complesso di 256 società coinvolte in questo affare, tutte collegate alla società madre Socar.
E qui entra in gioco il ricordo del nostro Enrico Mattei che batté tutto il Medio Oriente ed oltre, alla ricerca di pozzi per fornire al consumatore italiano carburante al prezzo più basso e, argomento non da poco, dare dignità a molti Paesi sottosviluppati del Mediterraneo.
Enrico Mattei andò per il mondo a cercare il carburante al più conveniente prezzo possibile per le piccole FIAT ma soprattutto le fonti energetiche necessarie per far ripartire l’Industria. Il miracolo economico ha la cifra del cane a sei zampe.
Oggi, se si zooma sui Paesi 5 “stan”, crogiolo di fortissimo, eclatante sviluppo, ci si rende conto di quanto lontana sia l’epoca della steppa e delle gesta di Gengis Khan.
Il film“I tre giorni del condor” di Sydney Pollack, dedicato alle trame per il petrolio, è sempre attuale. Nel film, ambientato anni settanta, cadono numerose vittime ma oggi per il greggio si strangolano interi Paesi. Sarà scontato, ma il petrolio genera morte, violenta o clinica.
La vita al tempo del petrolio
Oil Lifestyle
A cura di Aldo Ferrara, Claudio Venturelli, Carlo Sgandurra
Stefania Giambartolomei, Vittoria Azzarà
€ 19,00
PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI DEL VOLUME:
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