“Schivare i colpi, i calci, gli sputi, chiudere le orecchie per non sentire gli insulti, trattenere le lacrime”. Nessun aiuto, nemmeno dai professori. I genitori, inizialmente, non si erano accorti di nulla. Lei non voleva che si preoccupassero. Poi, però, Emilie aveva tirato fuori tutto. La mamma era andata a scuola per parlarne e si era sentita rispondere che il bullismo è un fenomeno troppo complicato da affrontare. Emilie aveva cambiato istituto, ma ormai era troppo tardi. Depressa e deperita, si è uccisa. I genitori hanno denunciato la scuola per combattere l’omertà per Emilie e per chiunque sia vittima di bullismo, perché nessuno si ritrovi a vivere ogni giorno come un incubo. “Metà giornata è passata”, scriveva Emilie. “Resta l’altra metà, ma poi un pensiero rovina tutto. Domani si ricomincia”.
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