Già ho riassunto la mia teoria sull’educazione dicendo che il corpo porta due scatole. Una è la «scatola degli strumenti» dove si trovano tutti i saperi strumentali, che ci aiutano a fare le cose. Questi saperi ci danno i mezzi per vivere.
Ma c’è anche una scatola di «giochi».
I giochi non sono strumenti. Non servono a niente.
Giochiamo perché giocare ci piace. È in questa scatola che troviamo la poesia, la letteratura, la pittura, i giochi amorosi, la contemplazione della natura. Questi saperi che non servono a niente, ci danno la ragione di vivere.
La «scatola degli strumenti» conserva molti libri: manuali, elenchi telefonici, libri di scienza. Nella «scatola dei giochi» ci sono i libri di letteratura e di poesia che devono essere letti per il piacere che ci danno. Obbligare un bambino o un adolescente a leggere un libro che non gli piace può dare soltanto un risultato: sviluppare l’odio per la letteratura.
È quello che succede con i ragazzi che, preparandosi per i test di accesso all’università, sono costretti a leggere i riassunti. La ricetta per distruggere il piacere della lettura è mettere un test alla fine per valutare quello che hai imparato. O chiedere che si faccia una scheda del libro letto (Alves 2008, 61).