A colei che ha appena letto questa storia e sta per chiudere il libro, dico: non lo dimenticare, aiutami, lascia che risuoni in te il mio grido e quello di tante altre donne, tutte quelle che la legge dimentica e tradisce, dove il diritto è fatto dagli uomini e per gli uomini, che le considerano meno che bestie e rubano loro corpo, anima e figli. Reclamo per questo paese il diritto d’ingerenza. Non voglio che obblighino mio figlio Marcus a sposarsi quando avrà tredici anni, che gli comperino una moglie come fosse un oggetto, con passaporto come accessorio. Marcus quest’anno compirà sei anni, Nadia ventisei. Nadia, mia sorella, è una piccola lacrima solitaria in questa immensa sofferenza del mondo. Per me brillerà sempre. Questo racconto è dedicato a lei, e a mio figlio. Non cederò mai, Nadia, te l’ho promesso. Marcus, un giorno sarai mio figlio, te lo giuro!
~Zana Muhsen
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