Udivo la brezza stormir tra le fronde,
soave carezza tra foglie ramate,
forte sostegno per ali d’airone,
timida moina fra il crine di un bimbo,
fragile e caldo sussurro d’amanti.
Sentivo la pioggia picchiar sul tetto
come il pacato scorrere delle ore,
vaghi e remoti tocchi di campana;
udivo lo scroscio d’un cheto torrente
scorrere verso il diletto suo mare.
Vedevo la luce dell’alba salir
farsi forza e sovrastare le nubi
e risvegliare i verdi prati incantati,
esili corolle tornare ad aprirsi,
e morbidi fringuelli le ali spiegare.
Poi mi destai, e tutt’era diverso:
quel leggero refolo era tormenta,
quel sordo ticchettio era fortunale,
quel tenue chiarore, dardi di lampi
di un’improvvisa tempesta autunnale.
(Ilaria Zof)
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