Il gigantesco rovere abbattutto
l’intero inverno giacque sulla zolla,
mostrando, in cerchi, nelle sue m idolla
i centonovant’anni che ha vissuto.
Ma poi che primavera ogni corolla
dischiuse con le mani di velluto,
dai monchi nodi qua e là rampolla
e sogna ancora d’essere fronzuto.
Rampolla e sogna – immemore di scuri –
l’eterna volta cerula e serena
e gli ospiti canori
e i frutti e l’ire
aquilonari e i secoli futuri…
Non so perchè mi faccia tanta pena
quel moribondo che non vuol morire!
Grazie a Filippo
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