Forse lei pensa:
questo color rosso cupo
è un fiore che scorre sulla roccia
queste forme inerti ai bordi delle trincee
son pastori che sonnecchiano
la terra, come l’ha raffigurata il pennello di Dio,
è un campo pronto per l’aratura
per il frumento, le passeggiate, i canti.
Forse lei pensa ….
.. .. .. ..
.. .. .. ..
Non sa (come potrebbe sapere!…)
che quanto sta guardando è: la guerra
che quei pastori dormienti sono i suoi morti
che quel rosso disseccato sulla roccia
sono gli spasimi di un’umanità disgraziata
i cui cuori son fluiti sulle scale dell’eternità
elevando le proprie pene al sommo dell’oblio.
.. .. .. ..
.. .. .. ..
Non sa; non può sapere
che qualcuno piangerà la scomparsa di qualcun altro
che un paese destinato a perire s’inginocchierà
innanzi a un paese sul punto di sparire
e che altra morte
moltiplicherà
il retaggio
della sua immortale genitrice:
la morte.
.. .. .. ..
.. .. .. ..
Non sa!
Nessuno vuol sapere…
Per questo si ostinano nel loro gaio canto
minuti cervelli
miseri:
i passeri.
2 commenti
Complimenti per questa selezione. Davvero gustata. Di autori arabi conoscevo solo Gibran, e questo Abu’Afash mi garba parecchio…
ciao
Apolide
Complimenti per questa selezione. Davvero gustata. Di autori arabi conoscevo solo Gibran, e questo Abu’Afash mi garba parecchio…
ciao
Apolide