L’Infinito
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei.
Così tra questa immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
Giacomo Leopardi – L’Infinito
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LO VEDI ANCORA L’INFINITO?
Escluso l’infinito all’orizzonte.
Si vede già il tramonto
Che presto oscurerà
L’avidità del mondo
Un traguardo senza premi,
Senza celebrazioni
Per la cieca corsa
Di tutte le nazioni
Se guardi l’orizzonte vedi,
Con occhi d’una mente che ragiona,
Calamità, timori e nubi nere
E lotta di potere!
Di là del colle, un vorace mare
Ingoia corpi che hanno sperato
Raggiunger l’opulenta riva.
Così, l’umanità moriva!
Non è affatto dolce
Il naufragar in questo mare
Per coloro che vedono le sponde,
Mentre sono uccisi dalle onde
Presagi di follie umane
E di menzogne e inganni…
Per l’amore del denaro.
Un futuro amaro!
Non piangere le morte stagioni.
Non dire che “Il presente
È peggiore del passato”.
Sempre l’uomo ha dominato!
Dirà così sol lo smemorato,
Chi per vergogna vuol dimenticare
La sua triste storia.
Dirà così chi non ha memoria!
Lascialo dire ha chi ha dimenticato
I secoli bui e le sue stragi.
A color che amano l’intrigo…
Ai capi religiosi e ai Don Rodrigo.
Il “Sapere”, era negato al volgo
La “Conoscenza” era proibita,
E chi ardiva sfidarla…
Pagava con la vita.
C’erano abbaglianti roghi
Che diventavano braci
Se cercavano “Sophìa” con amore
Al fin di trovar l’errore.
Immemore di secoli di guerre,
Di campi di sterminio,
La pazzia dei dittatori
E tutti quegli orrori!
L’uomo ha nei suoi geni il male
Con poche eccezioni,
Più uniche che rare,
È quello che sa fare!
Fra mentite promesse
Questo fa il dominio umano
Con il suo cuore diventato gelo.
Speriamo che intervenga il Cielo!
Or che l’uomo è così in basso,
Che ogni orizzonte esclude,
Volga lo sguardo alla Fonte della vita,
Per risalir la china e la salita.
Vitaliano Vagnini
AL PESSIMISTA
Vite calpestate di fronte alla tua vista
Corruzione intrisa nel Governo
Che trasforma la gioia in un inferno
E rende il miglior uomo pessimista
Oh Giacomo, tu che sei poeta,
Schiacciato dalla tua vita matrigna
Come uve recise da una vigna
Volgi lo sguardo ad altra meta
Taglia la siepe e abbassa il colle
Che t’impedisce di veder l’Eterno
Colui che farà cessar l’inverno
E ridarà il sorriso a molte folle
Vedi quel mondo che ti rende triste?
Il suo dominio non sarà infinito,
È al suo traguardo, è un mondo finito,
Che lascia il posto a Colui che Esiste
Chiaro è il segno della sua presenza
Dell’appressarsi d’un divino Giudizio
Ogni malvagio è giunto al precipizio
Mentre il giusto avrà la sua clemenza.
Vitaliano Vagnini